02.05.2008 – La regione – A tutta birra verso Euro 08!

di Marco Blaser 

Anche in Ticino il consumo di cocaina e in generale di droghe pesanti è in aumento. Lo rivelano le recenti statistiche che hanno creato incredulità, rabbia e sconforto. In certi ambienti l’im pennata dello smercio di droga viene messo in rapporto alle crisi che tormentano da mesi le Borse mondiali e che stanno preoccu pando l’insieme del sistema eco nomico- finanziario. Le “sniffate” servono, si dice, per relativizzare le perdite miliardarie che assilla no le maggiori banche e i loro ag gressivi e baldanzosi operatori. Dieci anni fa le rubriche giornali stiche della Tsi analizzarono nei dettagli l’estensione di questa spe­cifica piaga sociale.
Allora molti interpellati attribuiro no il consumo della droga ad una mo da importata o all’instabilità psicolo gica degli sbandati teen-agers. L’ipote si era evidentemente poco credibile. Non erano sicuramente questi ragazzi nullatenenti, vaganti lungo i marcia piedi dei sobborghi o dei parchi delle città, ad alimentare da soli il tentacola re traffico di narcotici. Ad infilare i bi glietti da mille nei taschini dei cinici spacciatori erano già allora i facoltosi operatori sintonizzati su Wall Street e ora soggetti alla pesante depressione. È attorno a questa comunità che si muo vono gli intermediari che organizzano il vasto traffico. Ed è su questo anello della catena che si dovrà concentrare la lotta se si vogliono colpire spaccio e consumo. Intanto la serie di denunce ha messo in secondo piano il problema dell’alcolismo giovanile. Sarebbe però errato trascurare il fenomeno della cre scente inclinazione per le bevande alco liche da parte dei giovani. Oggi un buon 80 per cento dei minorenni tran gugia in maniera smodata cocktail, vi no, birra e distillati. Sembra che il te ma potrebbe affiorare anche nella pros sima sessione estiva delle Camere fede rali.
 
 Il dibattito si svilupperebbe quin di in concomitanza con i campionati europei di calcio: una coincidenza piut tosto singolare visto che in una decina di città elvetiche si saranno già spalan cate le porte delle discusse festose Are ne. Si tratta di una sorta di birrerie estive dove, sugli esempi già collaudati ai mondiali di Germania, i tifosi si riu niranno per seguire le partite sui me ga- schermi e per brindare alla vittoria della squadra del cuore o affogare nel la “bionda” le amarezze di una sconfit ta. In queste Arene, ci hanno conferma to nella sede organizzativa di Bienne, la birra scorrerà gagliarda anche per rendere omaggio alla Carlsberg, uno degli sponsor principali dell’Euro 08. I controlli saranno comunque rigorosi. Ci saranno infatti numerosi agenti di società private incaricati di sorveglia re il rispetto delle leggi e di convincere i giovani a non dissetarsi, a garganella, con i diversi tipi di birra della produ zione danese.
Sorprende però la con traddizione: da un lato si predica di in tervenire con severità quando si sco prono delle deroghe ai vincoli più ele mentari sulla vendita al dettaglio di alcolici… e dall’altro si tende a chiude re un occhio. Non si tratta ovviamente di demonizzare la birra bensì di ri chiamare il mondo politico alla coeren za. Per tentare di dare un colpo di ma­no alle birrerie di casa nostra è ormai troppo tardi visto che si sono ormai ri dotte a un batuffolo di schiuma. Nelle scorse settimane, dopo il passaggio di numerose società in mani straniere, la sorte ha toccato la Eichhof assorbita dalla Heineken olandese. Pare sia stato un colpo duro per gli affezionati all’in confondibile sapore della spinata lu cernese ormai destinata ad allinearsi al gusto medio del consumatore euro peo. La globalizzazione non perdona.
 
Quella che era la bevanda popolare per antonomasia, con specifici sapori loca li, appartiene ormai al passato remoto. Tempo fa la Carlsberg danese si era già presa la Feldschlöschen e la Hürli mann assorbendo poi la Löwenbräu, la Cardinal, la Gurten, la Warteck e la Valaisanne e ora controlla il 40% del mercato nazionale. La Heineken, pri ma di trangugiarsi la Eichhof, si era già aspirata la Calanda e la Halden gut posizionandosi sul 39% del consu mo nazionale. Le tradizionali gloriose birrerie regionali come la “ Lugano” dei Nessi o la locarnese dei Beretta e la “ bionda” bellinzonese, appartengono a ricordi lontani nel tempo. Con i pas saggi ai marchi delle multinazionali si sono pure perse le sensibilità regionali e quindi i rapporti diretti con il consu­matore e le sue tradizioni come pure la percezione dei problemi sociali presenti nelle singole comunità. Se i produttori locali ancorati agli usi e costumi regio nali fossero ancora presenti sul merca to, farebbero però fatica a esprimere le responsabilità etico- morali ancorate nella tradizione del nostro paese. Le singole proprietà si troverebbero infat ti confrontate con una massiccia con correnza estera dominata dalle insen sibili strategie delle anonime multina zionali. Ciò che sta per accadere in Eu ropa, e quindi in casa nostra, è già av venuto in Brasile e negli Usa. Sul conti nente americano la Inbev (Beck’s e l’ex belga Stella Artois) ha raddoppiato i suoi attivi grazie, così affermano gli analisti del consumo al dettaglio, ad un’astuta campagna promozionale in tergenerazionale.
 
Queste operazioni dovrebbero fare la loro apparizione an che in Europa entro la fine del decennio con l’obiettivo di incrementare i profit ti del cinque per cento. Anche questa può essere una ragione per valutare con attenzione sia le iniziative pubbli citarie sia il consumo nelle Arene calci stiche. Sarà quindi opportuno richia mare gli sponsor al rispetto dei codici d’onore per contenere, entro limiti ac cettabili, il consumo delle bevande al coliche, anche di quelle considerate me no problematiche. Dopo aver messo in ansia la finanza mondiale con il col lasso generato dallo scandalo dei sub prime potrebbe essere saggio dedicare la dovuta attenzione al consumo della birra da parte dei minorenni.
Sarebbe banale, se non ridicolo, dover attribui re, in caso di eccessi, le eventuali re­sponsabilità agli “ hooligans” in tra sferta e… piangere poi sulla birra ver sata.
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