Euro 2008 e la crisi alimentare

Riceviamo (dalla Green Mailing List) e pubblichiamo

Conosciamo tutti l’album delle figurine calcistiche che tanto rallegra e impegna grandi e piccini (parlando chiaramente: piccini e piccini). Una faccia da calciatore stampata su di un foglietto autoadesivo costa 20 centesimi di franco. In Africa, con 20 centesimi si acquistano 200 g di riso. Completare un album equivale in termini economici a poter sfamare un bimbo del continente africano per un anno e mezzo!

Perché la Panini fattura mezzo miliardo all’anno e a me vengono le lacrime agli occhi? Chiaramente, figurine con i ritratti di bimbi affamati non si venderebbero tanto facilmente. 

 
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5 Responses to Euro 2008 e la crisi alimentare

  1. helio says:

    Le divergenze nate a proposito di questo post nascono senz’altro dalle diverse chiavi di lettura adottate nel leggerlo. È ovvia in esso una critica nei confronti delle priorità per quanto riguarda le distribuzione dei propri soldi. È intuibile una critica nei confronti delle multinazionali in genere. È avvertibile una vertigine: ció che nel nostro mondo occidentale (italiano o svizzero che sia, ha poca importanza) può significare un autoadesivo da incollare in un quadernetto (a che pro, esattamente? Per divertirsi, e questo teniamocelo bene a mente), in gran parte del resto del globo, la stessa quantità di denaro significa una sola cosa, ossia cibo. Cibo, semplicemente, e quindi vita.
    È un testo che potrebbe essere scritto solo col cuore, vero, ma proviamo un attimo ad usare la testa (come credo abbia fatto anche l’autore del testo): le cifre esposte sono allarmanti, sia dal punto di vista materiale che da un punto di vista umano, e non vanno dimenticate soprattutto in momenti di grande esaltazione quali gli euro, ma potremmo elencarne altri.
    Come detto, le chiavi di lettura sono tante. C’è chi afferma di vedervi una critica unilaterale, anti-italiana, e per certi versi anche cieca nei confronti delle realtà non prive di critica del proprio paese. Vi è chi ci vede un intento positivo. C’è chi pare non avere altro luogo se non i blog nel quale poter cicalare le proprie manie.
    Ma se ci si lascia condurre da questa riflessione (che in superficie tira in ballo solo le figurine Panini ed i nostri divertimenti, ma che in verità può muovere acque ben più profonde), e ci si lascia spingere fino al limite dell’abisso, allora la faccenda può senz’altro far girare la testa, o, giustamente, far venir “le lacrime agli occhi”.
    Una presa di coscienza, pur essendo augurabile in ogni caso, potrebbe non più bastare.

    Il post iniziale è un commento devastante nella sua lucidità e nella sua capacità di muovere le acque, di disturbare, di dar fastidio, di solleticare. Non per nulla ha ricevuto sinora commenti molto diversi, la lettura dei quali è senz’altro augurabile quanto la lettura del post stesso, anzi, quasi fossero una sua prolunga meditativa. E la meditazione può essere triste veramente; vedo stordimento, anestesia, cecità, ignoranza.

  2. Ganga says:

    Quella della greenmailinglist è una riflessione come un altra. A me sembra tuttosommato abbastanza poetica. Sicuramente non è una riflessione da economista, è una riflessione fatta con il cuore e non con la testa. E per questo deve essere presa. A me non dispiace per nulla!

  3. Filo says:

    Il bello di internet è che consente a tutti di esprimere un’opinione, anche a persone che prima parlano (o scrivono) e poi riflettono. I commenti n. 1 e 2 ne sono un eloquente esempio. È vero, ci sono multinazionali ben peggiori della Panini, e non basterebbe una vita a descriverne i crimini. Però, se ci penso, il nome Panini mi viene in mente solo ogni 2 anni, in occasione degli Europei e dei Mondiali. Più che accettabile. Se poi siano grandi o piccini a fare l’album, poco importa. Non è di competenza di nessuno giudicare le passioni di un individuo; al limite, sì, possiamo sorridere nel vedere un 40enne che fa l’album, ma andare oltre significherebbe porre delle barriere, a livello di passatempi, tra infanzia e età adulta. Come per i fumetti, se uno vuole leggerli che lo faccia: mica c’è un’età limite! Come i giochi Ravensburger: da 1 a 99 anni. Ritengo poi preferibile che dei genitori diano soldi al figlio per comprarsi le figurine che non la playstation…
    Riguardo al problema della fame, lo stesso è a monte e la sua soluzione sicuramente non è univoca. Non credo sia privandoci delle nostre “futili” passioni (figurine, fumetti, francobolli, ecc.)che si possa agire per debellare la fame, bensì cominciando con una presa di coscienza collettiva (ed è qui la difficoltà) del problema stesso.
    Per concludere, vorrei sapere da Mauro come mai, essendo figlio di Mamma Elvezia e, pertanto, secondo lui, nato in una banca, le mie tasche piangono miseria praticamente in modo perpetuo? Vuoi vedere che la Clinica Sta Chiara è una clinica per davvero?

  4. libero says:

    ma cosa ti hanno fatto da piccolo? Ma piantala di rompere le balle! Hai un blog, hai un PC. Lo avrai pagato. Immagina quanti bambini riuscivi a sfamare se non lo comperavi….e inoltre non ci rompevi le balle con queste idee da social-figlio di papà

  5. Mauro says:

    Devo dire che scopro solo adesso quest’ “antipatia” per essere buoni di voi Ticinesi verso noi Italiani anche se il fatto che usiate la nostra lingua mi fa un po’ sorridere. Non è comunque questo di cui voglio parlare ma del post sull’ album Panini, il discorso che fai può andare bene per ogni Azienda, dovremmo piangere per tutto ma proprio con le figurine te la prendi, con la Panini che è un’ Azienda per bene, ma prenditela un po’ con le Multinazionali del tuo Paese, quelle si che fanno piangere, per non parlare delle vostre belle Banche, visto che la Svizzera è una Banca in cui ci abitano delle persone…………
    senza offesa, tifa pure contro l’ Italia ma lascia perdere queste pirlate, noi in Italia ad esempio non tifiamo contro la Svizzera, sarebbe come sparare sulla croce rossa….. 😉

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