Fa caldo e spero che un po’ di fiacchezza estiva mi sia perdonata. Per questo invece di scrivere un articolo tutto nuovo mi limiterò a tradurre un testo interessante di Saro Pepe, direttore del Fussball – und Kultur-Bar "Flachpass" dello Stadio Letzigrund di Zurigo (che sarà presto demolito), apparso sull’insospettabile rivista degli architetti e ingegneri svizzeri tec 21, nel numero 24, dedicato al calcio e alle sue costruzioni. Prima vorrei però rendere omaggio allo splendido risultato della recente trasformazione dello stadio olimpico di Berlino, costruito nel 1930 in perfetto stile nazionalsocialista e rinnovato tra il 1998 e il 2004 con rispetto ragionevole della sostanza storica, ma anche con belle soluzioni del tutto attuali, dagli architetti Gerkan, Marg e associati. Ma ecco il testo del Pepe: "Il calcio si è trasformato negli ultimi vent’anni in una branca economica fiorente. Il mercato di distribuzione mediatica mondiale per le masse che stanno davanti al televisore ha conseguenze drastiche per i "pochi" spettatori che stanno negli stadi. Per cui cambiano le grandi arene del foot-ball, cambia lo sport e cambiano i fruitori. Viene a mancare la calca (così bella e importante) dei vecchi posti in piedi. L’individualità e la libertà di movimento degli spettatori viene fortemente limitata dentro i settori degli stretti posti a sedere. Si perdono le manifestazioni spontanee e imprevedibili e una certa dissacrante cultura verbale. I tifosi, un tempo partecipanti allo spettacolo vengono degradati a figuranti dai clubs e dai manager degli stadi. Essi devono all’inizio della partita sventolare tutti insieme le bandierine degli sponsors, in maniera da formare uno sfondo perfetto per le trasmissioni televisive. Ci si attende dalla massa che essa giochi alla perfezione il suo ruolo. Gli spettatori vengono considerati prima di tutto dei consumatori. Gli stadi dispongono di sistemi di pagamento interni senza contanti. Col denaro corrente non si può comperare quasi niente. Ormai vige ovunque la carta di credito, meglio la carta del club. Tutte le associazioni sportive si assomigliano grazie agli stessi esperti di marketing che le consigliano. Con l’aggiustamento degli stadi alle stesse norme Uefa e Fifa (sicurezza, mercato, catering, comfort) è ormai in corso un’omogeneizzazione del gioco del calcio. Uno stadio è uguale all’altro, l’assistere ad una partita è uguale all’altro. Dal punto di vista architettonico gli stadi attuali sono piuttosto edifici chiusi che aperti. I tetti si estendono fortemente al disopra del campo fin quasi a formare un unico grande padiglione. Scompare l’ampiezza e l’apertura dei vecchi posti in piedi. Si nota anche uno spostamento di situazione. Invece che nel mezzo dei quartieri popolari come un tempo oggi gli stadi si trovano separati dal contesto in qualche posto lontano dalle città. Al contrario degli stadi di Berlino o di Lipsia i nuovi stadi per i tornei europei e dei campioni vengono situati in luoghi nei quali dopo lo svolgimento dei campionati non troveranno più nessuna utilizzazione adeguata. Tuttavia non ci si deve meravigliare di queste trasformazioni. Negli stadi si può solo osservare una concentrazione degli stessi fenomeni che riguardano l’intera società. Il controllo rafforzato della popolazione, che negli stadi si manifesta con telecamere onnipresenti, biglietti personalizzati e direttive di ogni genere non è un fenomeno specifico del mondo del calcio, esattamente come la diffusione della violenza in generale tra i giovani. E la forte commercializzazione e "mediatizzazione" pervadono tutti i campi della vita sociale, non soltanto il mondo del calcio". Così il Signor Saro Pepe che di queste cose certo se n’intende. Da parte mia, in conclusione, buone vacanze a tutti, anche ai lavoratori del muro e delle strade che devono tirare ancora la fine di luglio. |
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