Sono fondamentalmente due gli elementi centrali del campionato europeo di calcio che si terrà in Svizzera e Austria.
Il primo consiste nella regola che ormai si applica a molte faccende e che recita: i guadagni a pochi privati mentre e le spese se le prende l’ente pubblico. Succede così che da una parte vi sono le squadre di calcio (e i loro giocatori-eroi pagati fior di milioni di franchi l’anno), che vengono alloggiati in alberghi con “quarantamila stelle”, coccolati fino all’inverosimile, trasportati con velivoli privati e treni speciali, tenuti nell’ovatta affinché non i si sciupino le gambe, non affatichino il cuore e non penalizzino la mente, così importante per giocare al calcio. Dall’altra parte, invece, gli organizzatori “per risparmiare” vanno cercando da tempo volontarie e volontari pronti a sacrificarsi prestando servizio gratuitamente per evitare che il budget preventivato venga superato. E allora ecco gli appelli ai giovani affinché si adoperino “gratis e amore Dei” per reggere la coda a questi viziati milionari della palla. Ma questa è solo la prima osservazione.
In secondo luogo vi è il problema della sicurezza. Non si parla ormai che di misure per arginare la violenza, di forze dell’ordine che si stanno organizzando con armi contro sommosse, di esercizi di pronto intervento (tipo quelle in caso di catastrofi), di squadre speciali contro attacchi al gas nervino, di attentati di terroristi islamici. Pronte ad intervenire massicciamente sono anche squadre di poliziotti provenienti dalla Germania e interi battaglioni dell’esercito che dovrebbero assicurare l’incolumità degli spettatori e dei giocatori. A “gumarci dentro” sono i responsabili della sicurezza che sembra si stiano preparando per la guerra. Cose dell’altro mondo.
Dopo la decima fetta…
Le autorità politiche, di polizia e sportive svizzere, a circa un paio di settimane dall’inizio degli Euro2008, hanno capito che attorno al calcio elvetico c’è parecchia violenza. Lo ha capito ora dopo che da ormai una decina d’anni, alla fine di ogni partita di calcio nelle grandi città svizzere (Zurigo, Basilea, Berna, San Gallo, ecc.) ci sono pestaggi, saccheggi e distruzione dei cose pubbliche senza che nessuno abbia il coraggio di denunciarle affermando: “Fermi tutti! Rifacciamo l’esercizio. Se dopo una partita ci sono scontri, la prossima la si gioca da qualche altra parte (o non la si gioca del tutto)”. Come mai non è stato fatto niente finora? E’ molto semplice, perché la Svizzera è diventata il paese della tolleranza. Una tolleranza senza limiti in particolare (in ambito sportivo) per proteggere gli interessi degli sponsor delle squadre di calcio che devono poter fare il loro lavoro, vale a dire vendere indisturbati il loro marchio. La polizia interviene per sedare le risse fuori dagli stadi svizzeri, le assicurazioni pagano i danni dei bambela spaccatutto (alzando poi i premi) e i cittadini non assicurati si portano a casa i danni senza poter dire niente. Tutto questo per poter mantenere la pace in famiglia.
Oggi, a una settimana dall’inizio della manifestazione i responsabili di Euro2008 sono spaventati perché temono di fare una figura barbina davanti al mondo. Troppo tardi, cari signori: la violenza gratuita bisognava fermarla prima. Oggi non possiamo più farci niente.
Ma quanto costerà?
Se pensate un giorno di venire a conoscenza di quanto saranno costati gli Euro2008, vi sbagliate di grosso. Nessuno dirà alla popolazione svizzera quanto è stato speso per organizzare il campionato e per coccolare e difendere i “piedini d’oro” dall’intransigenza della folla. Si parla in effetti di entrate che dovrebbero andare a vantaggio di alberghi, ristoranti, bar, lucciole, taxisti, ecc. Poco si parla invece dei costi che verranno sopportati dall’ente pubblico che poi li andrà a riprendere da chi paga le tasse e che, magari, del calcio se ne sbatte alla grande.