07.06.2008 – IlManifesto – Continente nel pallone

Oggi il via con Svizzera-Repubblica Ceca e Portogallo-Turchia
MATTEO PATRONO

Nei piccoli stadi dai soffitti di legno tutti rigorosamente eco-compatibili di Austria e Svizzera, comincia oggi la tredicesima edizione degli Europei di calcio. Si parte da Basilea alle 18 con Svizzera-Repubblica Ceca, poi in serata a Ginevra Portogallo-Turchia, senza il primo ministro Tayyip Erdogan che ha dovuto annullare il viaggio all’ultimo minuto per il caos innescato in patria dal ripristino del divieto di velo nelle università turche deciso dalla Corte Costituzionale. La gara inaugurale si gioca là dove sorgeva una volta lo storico Saint Jacob, teatro della finale mondiale del 1954, ricostruito con pannelli solari e centro commerciale adiacente. Dei due paesi ospitanti, calcisticamente parlando la Svizzera è quella messa un po’ meglio, con qualche timida speranza di passare la prima fase a gironi proprio a scapito dei cechi. Il problema è che il ct Kobi Kuhn potrebbe non essere della partita perché la moglie è in coma farmacologico da lunedì scorso per una crisi epilettica e al suo posto è pronto il vice Michel Pont. La polizia rossocrociata permetterà eventuali caroselli a base di clacson solo per mezz’ora dopo la fine del match ma i tifosi locali hanno provato lo stesso a caricare Behrami e compagni suggerendo lo slogan da stampare sul pullman della squadra: «Destinazione finale: Vienna».
Alla vigilia del torneo continentale, il presidente dell’Uefa Michel Platini ha chiesto rispetto per il gioco e promesso tolleranza zero ai violenti, in campo e fuori. Ha spiegato che nel calcio di club vince solo chi bara coi bilanci, in quello delle nazionali invece si gestiscono sì valanghe di soldi (1,3 miliardi di euro l’incasso Uefa per l’Europeo) ma ripartendoli con le associazioni minori e investendoli nell’attività giovanile. «Impediremo in ogni modo – ha aggiunto perentorio – che qualche stronzo rovini la festa». Mancano gli hooligans inglesi perché l’Inghilterra non si è qualificata ma se croati, tedeschi e polacchi si dovessero presentare con cattive intenzioni, sono pronte tanto in Austria quanto in Svizzera prigioni ad hoc in stile Guantanamo. «Abbiamo fatto le cose per bene – ha concluso le Roi – ora spetta ai giocatori fare il loro mestiere».
In virtù del titolo mondiale conquistato due anni fa a Berlino, l’Italia si trova di diritto nello scomodo ruolo di grande favorita, al pari di Francia, Portogallo e forse Germania. Gli azzurri sono in un girone che i più teneri definiscono della morte, i più audaci dello spettacolo. Donadoni ha perso il capitano Cannavaro ma l’ossatura della nazionale è quella del 2006, in difesa e a centrocampo. La fantasia al potere parte dalla panchina, dove vicino al ct troveranno posto almeno all’inizio Del Piero e Cassano. I titolari sono Toni e Di Natale, uno spilungone e un piccoletto che si integrano bene.
Lunedì ci tocca subito la giovane Olanda di Marco Van Basten, una squadra che non ama troppo il suo ct (a fine torneo andrà via), ha un po’ messo in soffitta il calcio totale ma sa comunque giocare a pallone, appoggiata ai gol di Van Nistelrooy. Dall’88, quando vinsero il titolo contro l’Urss sulle ali del cigno milanista, gli orange sono sempre andati oltre il girone iniziale degli Europei. Dopo l’Olanda, ci aspetta la sfida più socialmente simbolica dell’avventura azzurra, quella contro la Romania. Al varco ci aspettano Chivu e Mutu, stelle del campionato italiano spesso bersagliate dai cori anti-zingari delle nostre curve. A centrocampo imperversa Banel Nicolita, uno dei pochi calciatori Rom del vecchio continente, insultato dai suoi stessi tifosi della Steaua Bucarest al grido di «Zingaro Ufo». E’ una gara niente affatto facile, sulla quale pesa inevitabilmente anche l’intolleranza che ha investito i rumeni in Italia. Il girone lo chiudiamo con la Francia dell’istrione Domenech che il 1 di aprile aveva annunciato il ritiro dei bleus dagli europei per preparare meglio i mondiali 2010. Per le solite alchimie strambe da ex attore fissato con gli astri, ha lasciato a casa pezzi da novanta come Trezeguet, Mexes e Flamini rimpiazzati da panchinari e giovani promesse. Davanti però, alle spalle di Henry, propone gli eredi di Zidane: i franco-algerini Nasri e Benzema e l’ala sfregiata convertita all’Islam, Frank Ribery. In caso di arrivo a pari punti con gli arci-rivali, rischiamo pure di dover tirare i rigori un’altra volta, ultima novità del regolamento di Platini.Grandi aspettative circondano il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Dai tempi di Eusebio, i lusitani vanno in cerca di un centravanti che concretizzi le magie dei mille giocolieri sfornati dall’isola. Potrebbero averlo finalmente trovato nella superstar del Manchester United che questo anno Alex Ferguson ha reinventato bomber implacabile da ala che era, con ottimi risultati. Felipao Scolari è una vecchia volpe che quando serve non disdegna il catenaccio e dopo una semifinale mondiale e un secondo posto europeo negli ultimi quattro anni, questa potrebbe essere la volta buona che il Portogallo conquista l’alloro sempre sfuggito alle generazioni d’oro del passato.
Nell’ombra dei pronostici trama come sempre la Germania che dagli anni ’70 in poi ha portato a casa almeno un titolo (mondiale o europeo) per ogni decade e gli anni 2000 sono quasi al traguardo con la bacheca vuota. E anche se i bianchi non vincono una partita alle fasi finali di un Europeo dal ’96, c’è piena fiducia nelle diavolerie tattiche di Joachim Low, la mente del nuovo gioco d’attacco messo in mostra due anni fa in casa dalla squadra di Klinsmann, del quale Jogi (il suo vice) ha poi preso il posto.
La Grecia campione in carica difficilmente ripeterà l’exploit del 2004 ma il ct Otto Rehhagel è ancora l’uomo più popolare del paese per quel trionfo. Le outsider sono altre: la solita Spagna senza Raul; la Croazia, piena di giovani in rampa di lancio (su tutti il regista Luka Modric), allenata al minimo sindacale dall’ex difensore Slaven Bilic che con la sua rock band Rawbau ha lanciato la possibile hit del torneo Vatreno Ludilo (Pazzio infuocata); e la Russia di Gus Hiddink e Andrei Arshavin, stellina dello Zenit San Pietroburgo che ha vinto la Coppa uefa, una laurea in fashion design con una tesi sullo sviluppo dell’abbigliamento sportivo, eletto all’assemblea legilsativa di San Pietroburgo sotto l’ala della Russia Unita di Putin.

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3 Responses to 07.06.2008 – IlManifesto – Continente nel pallone

  1. ... says:

    ci mancherebbe,si possono avere opinioni differenti ma almeno i luoghi e le date rimangano le stesse

  2. om says:

    Grazie per la precisazione!

  3. ... says:

    la finale del campionato mondiale del 1954 fu giocata a Berna, non a Basilea

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