Ti hanno detto che sei allo stadio, ma perché invece ti sembra di stare
al campo scout dell’animazione cattolica? Tutti insieme, su le mani:
alè, alè, alè. Un paio d’ore prima delle partite succede questa cosa da
villaggio vacanze. Ci sono due tipi, uno per curva, avvolti nella
bandiera nazionale, stanno in campo rivolti ognuno verso la propria
platea d competenza. Li hanno pagati per intrattenere i tifosi delle
due squadre. Scaldano l’ambiente, attaccano con i cori da stadio, alé,
alé, alé, fanno un po’ di karaoke, si agitano tanto, magari troppo. Se
gioca l’Italia lo show-man è italiano e urla: «Siamo tutti italiani».
Boato. Se gioca la Turchia lo showman è turco e urla: «Siamo tutti
turchi». Boato. Hanno studiato bene la parte e deve essere un po’ che
si preparano, perché finora non è mai capitato che un italiano urlasse:
siamo tutti turchi.
Americanata allo stato puro, e sa tanto di allegria pompata questo
revival del «gioca jouer» di Cecchetto. Com’era? Dormire. Salutare.
Autostop. Ok ragazzi, adesso cerchiamo di farlo meglio, diceva
Cecchetto, e via così. A un certo punto fanno anche un giochino: sul
megaschermo dello stadio appare un’area di rigore, c’è il pallone, c’è
il portiere, e chi tira siamo noi, anzi loro: i tifosi. E’ un
decibel-rigore, cioè: più la curva urla e più il pallone va veloce. C’è
di peggio, ma almeno i tifosi la sfangano prima dell’inizio e – tra un
wurstel e un corretto – evitano di menarsi. Qui Euro 2008, siamo già
entrati nell’era del calcio-reality, con l’animatore in studio che
chiama l’applauso, la prossima tappa saranno le risate preregistrate.
Tutti insieme, su le mani: alé, alé, alé. Dormire. Salutare. Autostop.
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