Ecco perché le “UBS Arene” si chiamano “UBS Arene”

"Le caratteristiche personali svaniscono nella folla, poiché essa esercita un’influenza straordinaria sugli individui da cui è formata. L’avaro diventa generoso, lo scettico un credente, l’uomo onesto un criminale, il codardo un eroe (1)." Le persone in gruppo tendono a perdere il controllo, masse di persone ingenue ed eccitate sono facilmente manipolabili e le grandi aziende cercando di associare i loro marchi ad emozioni, per renderli indelebili nella mente dei consumatori.

Dove trovo masse di persone più ingenue e facilmente manipolabili che fra le folle di tifosi? La guerra delle aziende per accaparrarsi uno spazio di visibilità attorno al campo per ottenere che alcuni dei vostri ricordi più felici, come il gol del vostro attaccante preferito, siano indissolubilmente legati al loro logo, è in pieno svolgimento. 

In questo modo il gioco del calcio diventa un semplice pretesto per dare vita ad una lunga ed articolata serie di transazioni economiche. In uno stadio moderno, diventa difficile spostare lo sguardo da qualche parte senza incappare in un logo sponsorizzato. La partita di calcio diventa un elemento superfluo in questa immensa macchina pubblicitaria, nelle “UBS Arene” messe in piedi per i prossimi campionati europei, la partita di calcio sarà un elemento secondario relegata in degli schermi televisivi che, per quanto giganti essi siano, rimangono virtuali e limitati.
 
Chi deciderà di recarsi allo stadio, non solo dovrà pagare un biglietto d’ingresso, ma sarà obbligato anche a prestare la sua attenzione e la sua concentrazione alla fruizione di tutta una serie di input pubblicitari. Chi organizza grandi eventi sportivi, si occupa prima di tutto di vendere l’attenzione di milioni di spettatori ad una manciata di grandi corporation, l’attenzione del singolo è resa ancora più sensibile e ricettiva dall’essere parte di una folla.
 
Sempre Le Bon: “Un uomo come parte di una moltitudine, è molto diverso dallo stesso uomo in quanto individuo isolato. La sua coscienza svanisce nell’incosciente personalità della massa”. Quando accettiamo di recarci a seguire un evento sportivo, sia esso un incontro dei campionati europei o la partita in trasferta della nostra squadra del cuore, dobbiamo essere coscienti di essere preda facile per chiunque voglia convincerci di qualsiasi cosa: dalla bibita da consumare, alle nuove leggi repressive da approvare. Siamo particolarmente a rischio perché la folla “spersonalizza”, affievolisce l’autocoscienza dei singoli. Fenomeni caratterizzanti della spersonalizzazione sono quelli comunemente definiti come “legge del branco”, “mentalità del gregge”, “isteria di massa”.

Il “naming right” è una tecnica di marketing che consiste nel ribattezzare il luogo in cui si terrà un evento con il proprio marchio. È quello che ha fatto l’UBS (uno degli istituti di credito più potenti al mondo) ribattezzando i luoghi in cui saranno impiantati i grandi schermi per fruire delle partite “UBS Arene”. In questo modo ad ogni citazione dell’evento (sui media, sul materiale di presentazione, sulla stampa) verrà ribadita la sponsorizzazione e verrà ripetuto il nome della banca in questione. Ancora più utile dal punto di vista propagandistico, la possibilità di insinuarsi in milioni di conversazione spontanee, dando vita a veri e propri fenomeni di marketing virale. In questo modo anche le nostre parole vengono colonizzate dalla pubblicità. 

 
Anche la Mc Donald’s non si tira indietro quanto si tratta di appiccicare il proprio nome da qualche parte: è per questo che ha ribattezzato i giovani appassionati che da sempre accompagnano i giocatori in campo, con il nome di “Mc Donalds Player Escort”. Nei mesi scorsi ha messo in piedi un’imponente campagna pubblicitaria per reclutare ragazzini, strumentalizzando le istintive emozioni che accompagnano l’innata tenerezza infantile per vendere panini.
 

Per chi fosse interessato a saperne di più sui modi con cui le aziende ci manipolano e determinano le nostre scelte, alcuni rifermenti indispensabili (da cui ho attinto per quest’articolo) sono: 
– Packard Vance, I persuasori occulti, Einaudi 
– Codeluppi Vanni, Il potere della marca, Bollati Boringhieri 
– Howard Martin, Sappiamo cosa vuoi, chi, come e perché ci manipola la mente, Minimum fax
 
(1) Gustav Le Bon, Psicologia delle folle, TEA, 2004, (1841-1931) sociologo francese le cui teorie riguardo il comportamento delle folle sono accettate ancora oggi.Alcune delle sue opere sono rintracciabili sul web qui.
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