La mobilitazione dello spettacolo

Pubblichiamo qui l’introduzione del testo "La mobilitazione dello spettacolo", la versione originale in tedesco la si trova qui e qui, mentre la traduzione in italiano la si può trovare in pdf qui: La_mobilitazione_dello_spettacolo.pdf 

Nei prossimi giorni ne pubblicheremo altri stralci.

Nell’incantesimo del centro spettacolare 

Queste parole buttate lì in modo schietto da un agente di marketing ci conducono nel mezzo di alcune riflessioni riguardanti le peculiarità delle grandi manifestazioni come il Campionato europeo di calcio Euro 08. Se anche in modo forse inconsapevole, queste chiacchiere si rivelano a uno sguardo più preciso come un’analisi davvero sottile dell’evento calcistico. Già quattro decenni prima che i nostri incaricati sportivi facessero tali pensieri sopra la peculiare natura di simili manifestazioni, Guy Debord tentava di fondare le strutture che permettono di tenere insieme la società atomizzata del tardo capitalismo. Nel suo libro La società dello spettacolo (1967) egli definisce questa struttura di una società, i cui soci sono derubati di ogni partecipazione e abbandonati alla scabra mediazione delle immagini, sotto forma di spettacolo. Debord vede ovunque in opera questo dominio dello spettacolo: esso traccia campi differenti come la politica, l’organizzazione urbana o la condotta di vita. Da un ordinamento spettacolare esce sempre una forza che attrae tutto verso il suo centro e lo raccoglie visibilmente in questo processo di omogeneizzazione: "Nello spettacolo una parte del mondo si rappresenta davanti al mondo, ed è innalzata al di sopra di questo. Lo spettacolo non è che la lingua collettiva di questa separazione. Ciò che lega gli spetatori l’uno all’altro è solo una relazione irreversibile con il centro stesso, la quale salvaguarda così il suo isolamento. Lo spettacolo riunisce il separato, ma solo in quanto separato" (La società dello spettacolo, § 29)2.

Nel seguente articolo vogliamo seguire tanto le indicazioni dell’uomo di marketing, quantoquelle di Debord. Deve essere mostrato, sul concreto esempio del campionato europeo, come l’orientamento di sempre più ampi ambiti dello spazio fisico e sociale proceda nella direzione di un centro spettacolare. (Continua)

 

All’orizzonte di questo sviluppo si delinea una figura, le cui grandi linee vogliamo schizzare alla fine di questo articolo: la figura del meta-spettacolo. Cominciamo dunque le nostre riflessioni con un’immagine. Questa visualizzazione digitale,che sembra scaturita da un sogno bagnato di nazista monumentalità (speer-riefenstahlschen) pubblicizzava i servizi di un’azienda tedesca di telecomunicazioni in vista dei Mondiali di calcio 2006. L’illustrazione non lascia, in quanto a chiarezza, nulla all’immaginazione: meglio non si sarebbe potuto rendere visibile la pretesa alla totalità dello spettacolo, nella quale in seguito vorremmo addentrarci in modo più preciso. In questo senso, cordiali ringraziamenti alle signore e aisignori degli uffici pubblicitari interessati. La nostra visualizzazione rappresenta chiaramente il tipo di effetto cui tende la mobilitazione spettacolare: uscendo dal suo centro3, il tessuto spettacolare "Campionato europeo" sperimenta un allargamento senza precedenti, pervade sempre maggiori ambiti della materia sociale e li dirige sul punto centrale rivestito in finta pelle.In ultima istanza sembra che l’illusione della "società", saldamente affermata, può ancoravenire alla luce in tali processi, in cui le particelle sociali sono reindirizzate nel campo magnetico dello spettacolo, ma solo in modo parzialmente convincente.

Il mondo come gigantesca tribuna, la sua popolazione come spettatori – o in ogni caso come tifosi. La palla la calciano altri: tutto ciò che SI può fare è sperare e incitare. Come prima riflessione bisogna qui stabilire che l’energia messa in tensione dal campo spettacolare è arbitrariamente intercambiabile: protezione dell’ambiente e del clima, elezioni presidenziali negli USA o perfino un grande evento sportivo. Il fatto che qui stiamo scrivendo in relazione al Campionato europeo di calcio è perciò piuttosto imputabile al caso (e forse anche a una certa prossimità fisica); l’evento concreto non è infatti che una mera occasione per proporre fondamentali riflessioni sul funzionamento dell’attuale regime spettacolare. Ora, con una simile applicazione, focalizzata non in primo luogo sul calcio, si può rendere giustizia soprattutto alle svariate dimensioni dei grandi eventi, se ne possono afferrare le proprietà e determinarne gli spostamenti all’interno della struttura spettacolare. Vale a dire, afferrare prima di tutto il significato profondo dell’affermazione, citata in apertura, degli sponsor produttori di spettacolo, i quali con allegra sincerità mostrano schiettamente l’arbitrarietà del contenuto specifico.

Con ciò risulta chiaro che siamo molto lontani dall’incappare nella tipica lamentela da "tifosidi calcio critici" contro la sua "commercializzazione". Da quando il gioco del calcio è stato addomesticato, ovvero nel corso degli ultimi 200 anni di civilizzazione e nei processi diquantificazione e normalizzazione che la accompagnano, passando da un gioco-rissa senza limitidefiniti a uno sport regolamentato, questa gretta attività ha attirato anche troppo la nostra attenzione. Il gioco del calcio "incontaminato", in se stesso, non deve essere qui tematizzato ulteriormente: questa attività la lasciamo fiduciosamente alla Curva Sud (la curva della tifoseriazurighese) o a qualunque altra Curva. Riprendiamo tuttavia in breve il discorso dal gioco del pallone nella società preindustriale. Nelle fonti contemporanee questa qualità di appropriazione spaziale è descritta in diversi luoghi erispettivamente criticata (da una prospettiva autorevole). Il gioco non conosceva un campo chiaramente definito, e invadeva tendenzialmente l’intero spazio urbano. L’invenzione dello sport del calcio regolamentato condusse a un mutamento radicale. La definizione di un campo chiaramente disegnato produsse la separazione tra giocatori e spettatori. La maggioranza veniva invitata a prendere posto sulle tribune.

A ciò seguì un ulteriore mutamento: ciò che prima era un gioco che si appropriava dello spazio divenne, ancora di più con la possibilità massmediatica, divulgazione crescente della sua immagine. Nel presente questa qualità epidemica dell’allargamento visivo ha raggiunto nuove dimensioni: l’immagine del calcio fa ritorno nello spazio urbano e si apre decisamente tutte le piazze e le corti da cui inizialmente il gioco era stato espulso. Questa penetrazione di lascia determinare su diversi livelli. In seguito verranno presentati alcuni movimenti d’attacco concreti, agenti su diversi campi. L’enumerazione seriale di stati di cose,come si può facilmente trarre dalla stampa quotidiana, lascia a lungo termine apparire, noi siamo di questa opinione, che mettendo in fila singoli effetti anche la produttività spettacolare dell’evento calcistico diviene percepibile.

Note:
1 Tages-Anzeiger, 3 dicembre 2007
2 http://www.geocities.com/situ1968/spektakel.html
3 Il centro in questione è infine un gioco del pallone chiamato "d’Europa" dall’istituto confederato per la prova deimateriali; gioco che viene pubblicizzato sul sito del produttore in questo modo: "Rivoluzionaria struttura disuperficie per una maggiore accelerazione del pallone, contatto e controllo, tecnologia di power balance, superificiesenza saldature ottenuta mediante una tecnologia termal bonded”.

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