Europei e fervore nazionalista

Con l’avvento di grandi manifestazioni sportive come gli europei di calcio che si disputeranno in Svizzera ed Austria emergono chiaramente e trovano terreno fertile aspetti quali l’orgia bipartisan dell’orgoglio nazionale, il razzismo e la xenofobia.
Qui di seguito il link ad un’intervista di swissinfo sul tema al sociologo argentino ed esperto di culture popolari Pablo Alabarces.

Leggi l’intervista

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22.05.2008 – Swissinfo – Violenza, razzismo e identità, intervista al sociologo Pablo Alabarces

Cosa succede in una società nel momento in cui si svolge un campionato di calcio importante come il campionato europeo? Si può paragonare con quel che succede durante la Coppa America, per esempio?
Pablo Alabarces: Il campionato europeo ha una forza simbolica molto maggiore. Questo dipende dal complesso processo di selezione, a cui partecipano molti paesi, ma che permette l’accesso alla fase finale a sole 16 squadre.
È molto più attraente della Coppa America, perché vi prendono parte i migliori calciatori del mondo e perché ogni quattro anni l’attenzione si focalizza su questo momento particolare.

Ma si può dire che questo momento focalizza anche l’attenzione nazionalista?
Pablo Alabarces: Da tempo l’attenzione identitaria nel calcio internazionale si concentra più sui fenomeni locali e regionali che sulle questioni nazionali.
In Italia, per esempio, le partite tra città e regioni del nord e del sud sono più «interessanti» che la squadra nazionale. In Gran Bretagna c’è il caso scozzese, che è stato definito da alcuni colleghi il «patriottismo dei 90 minuti», un patriottismo che si manifesta solo nello spazio di una partita.
In Spagna, i tifosi sostengono la squadra nazionale, ma in realtà si preoccupano molto di più per le polemiche fra baschi, catalani, valenziani, galiziani e asturiani.

Ci sono eccezioni?
Pablo Alabarces: Sì, dove esistono tensioni nazionaliste i fenomeni legati al calcio possono diventare dei catalizzatori. Succede nell’Europa dell’est e nei Balcani, soprattutto tra serbi e bosniaci e, in misura minore, croati.
Ma si tratta appunto di luoghi dove la pulsione nazionalista continua ad essere molto forte e lo sport funge da «motore».

Perché alla vigilia degli Europei si percepisce questo fervore nazionalista?
Pablo Alabarces: Colpisce il fatto che i pubblicitari continuino a far uso di argomenti nazionali per promuovere dei prodotti. In America latina si vede chiaramente che il tema nazionale funziona molto bene come argomento di vendita anche se non funziona come argomento identitario.
Lo scrittore Alejandri Dolina ha detto una volta che se si organizzasse un campionato del mondo con i 200 migliori calciatori del pianeta, suddivisi per sorteggio in 16 squadre, la qualità della competizione sarebbe superiore, ma non interesserebbe a nessuno.
L’interesse che suscitano queste competizioni risiede per l’appunto nella finzione che quello che c’è in gioco sia la bandiera, la patria, ecc.

Il tema della violenza nel calcio trascende tutte le frontiere. Cosa ci si può aspettare da questi Europei?
Pablo Alabarces: Vedo due questioni: la prima è quella del razzismo, di cui il calcio non è responsabile, ma che lo aiuta ad esprimersi.
D’altro lato, il campionato rappresenta un’occasione di confronto per i diversi stili di tifo. Gli italiani si fanno un vanto di essere i tifosi rumorosi e agitati. Gli inglesi – assenti dall’Euro – sono convinti di essere i migliori tifosi del continente. I tedeschi non sono da meno. Quanto ai turchi, ritengono un loro dovere morale litigare con tutti.
In genere non viene compreso però che questa violenza ha valore solo in se stessa e non è strumentale. Non si tratta del fenomeno argentino detto delle «barras bravas», in cui la violenza serve ad ottenere vantaggi economici. Qui abbiamo a che fare con persone che provano un piacere profondo nel fatto stesso di esercitare violenza.

Si possono tracciare paralleli tra le «barras bravas» latino-americane e questi attori europei?
Pablo Alabarces: Nel caso europeo, a volte entra in gioco una componente politica, spesso tinta di razzismo. C’è una violenza d’estrema destra, basata su discorsi molto radicali, molto xenofobi, contro gli immigrati, i neri, ecc.
Spesso la violenza calcistica in Europa ha coloriture politiche. È noto il caso italiano, con l’opposizione tra i tifosi della Lazio, molti dei quali si definiscono fascisti, e quelli del Livorno, che si dicono comunisti.
La violenza latinoamericana è apolitica e puramente calcistica.

Che sentimenti si risvegliano quando piccole squadre come la Svizzera si confrontano con grandi squadre come l’Italia, la Germania o la Spagna?
Pablo Alabarces: Il mito di Davide e Golia. Il calcio basa tutto il suo fascino in quella che si chiama illusione democratica. Lo sport è nato nel XIX secolo in Inghilterra, nello stesso momento in cui cominciano a svilupparsi le moderne democrazie. L’idea è quella della competizione tra uguali.
Nel calcio, all’inizio della partita tutti sono uguali e vince il migliore. Questo corrisponde all’ideale meritocratico di qualsiasi sistema democratico. Il vantaggio dello sport è che vige davvero la meritocrazia, mentre nella società non è così.
Nello sport il sistema permette al debole di sconfiggere il forte. Lì risiede il fascino del calcio. La possibilità, seppur remota, che la Svizzera o un’altra piccola squadra diventi campione d’Europa.

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Alcune letture sul calcio per chi il calcio lo guarda dal basso

Pochi giorni fa avevamo scritto un articolo dove suggerivamo alcuni libri "sul calcio per chi non ama il calcio".
Oggi proponiamo alcune letture "sul calcio per chi il calcio lo guarda dal basso". Delle letture per chi lontano dai luoghi comuni e dai vezzi radical chic vuole cercare di capire qualcosa dell’universo "sporco, brutto e cattivo" delle sottoculture giovanili e del mondo delle curve che di questo universo ne fanno certamente parte.

I libri che proponiamo sono stati scritti da Valerio Marchi, figura storica della cultura di strada italiana, sociologo, militante antifascista, ultrà della Roma, libraio e scrittore deceduto meno di due anni fa a soli 51 anni.

Il derby del bambino morto: violenza e ordine pubblico nel calcio
Il 21 marzo 2004 resterà nelle cronache calcistiche e nelle memorie deitifosi come "il derby del bambino morto", quando, in occasione dellapartita Lazio-Roma, nelle curve degli ultras si diffuse la notiziadella morte di un bambino per opera delle forze dell’ordine. Le curveritirarono gli striscioni, mentre i calciatori si guardavano attoniti,incapaci di capire cosa stesse accadendo. "Il derby del bambino morto"ha dimostrato che il calcio non è solo quello delle TV satellitari, maresta ancora, e soprattutto, quello che si vive la domenica neglistadi. Ma sul calcio e sui suoi tifosi da tempo si sperimentano nuove eavanzate tecniche di "ordine pubblico", applicate poi alle rivoltesociali nei contesti metropolitani.

 

 – La sindrome di Andy Capp: cultura di strada e conflitto giovanile
Una raccolta di saggi per una storia del conflitto giovanile dall’800ad oggi. Un libro scritto "da dentro" e "sulla strada". Questariedizione aggiornata in un unico volume di alcuni saggi e libri diValerio Marchi, è il primo organico tentativo nell’editoria italiana,di tracciare una possibile storia del conflitto impolitico giovanile.

::Approfondimenti su Valerio Marchi::
I libri scritti da Valerio Marchi
Dossier curato da Carta
Dossier curato da Wu Ming su Carmilla
– Video intervista a Valerio Marchi  [Scaricabile da NGVision]

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Chi semina vento, raccoglie tempesta

Berna, Basilea, Bellinzona ed ora pure San Gallo. A poche settimane dal fischio di inizio di euro08 l’escalation di violenza negli stadi svizzeri sta raggiungendo livelli mai visti da queste parti.
L’effetto "persuasivo" delle ormai famose leggi antihooligans non sembra dare i frutti sperati e dati già per certi dalla polizia elvetica. Anzi, il livello di scontro e violenza pare essersi alzato, erano infatti anni che non accadevano scontri di queste dimensioni all’interno degli stadi svizzeri.




Chi semina vento raccoglie tempesta narra un famoso proverbio. La saggezza popolare pare ci stia azzeccando pure questa volta.

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21.05.2008 – Tio – San Gallo: disordini dopo partita, 7 feriti, 59 fermi, danni ingenti

Centinaia di
tifosi dell’FC San Gallo, delusi dopo la sconfitta contro il Bellinzona
e la conseguente relegazione in serie B, hanno dato sfogo ieri sera
alla loro rabbia nello stadio Espenmoos provocando ingenti danni. Per
disperderli, la polizia ha usato gas lacrimogeni e pallottole di gomma.
Si contano 7 feriti e 59 fermi.

Poco prima del fischio finale
poliziotti in tenuta anti-sommossa e agenti di sicurezza erano entrati
in forze nello stadio. Al termine della partita, i tifosi si sono
dapprima congedati dall’Espenmoos cantando. Nella prossima stagione la
squadra giocherà infatti in un nuovo impianto. La situazione si è fatta
tesa dopo le 22:00 quando degli hooligan hanno gettato alcuni oggetti
contro le forze dell’ordine, che prima hanno risposto con gas
lacrimogeni e pallottole di gomma e poi si sono ritirate. I fan hanno
allora invaso il campo e danneggiato le strutture. Tre poliziotti e
quattro agenti di sicurezza sono rimasti lievemente feriti.

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21.05.2008 – Tribune de Geneve – Ballon de l’Euro: un flop facturé à 360 000 francs?

Déchirée par le vent, la baudruche a été renvoyée en Angleterre. Son avenir est incertain, tout comme le coût de sa réparation. Mark Muller voit rouge.

La grande «prouesse technique inédite» consistant à placer un ballon gonflable au-dessus du Jet d’eau serait-elle un flop? En tout cas l’action de communication, lancée par le Département des constructions et des technologies de l’information (DCTI) et Genève Tourisme afin d’unir les «symboles respectifs de la Cité de Calvin et de l’Euro 2008» se dégonfle. Depuis le 24 avril, date de son érection, la sphère est restée à flot seize jours sur vingt-sept en raison du vent. Elle a de plus été renvoyée hier chez son concepteur, en Angleterre, à dix-huit jours du coup d’envoi. Et Mark Muller, patron du DCTI, est en colère. Son enveloppe extérieure ainsi qu’une des deux membranes intérieures se sont déchirées vendredi dernier suite aux rafales dépassant parfois les 50 km/h. Le premier gonflage avait déjà été reporté de trois semaines parce que l’opération requerrait deux jours consécutifs de temps sec. Continue reading

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Euro08: un’ondata repressiva generale

Riportiamo qui di seguito un articolo scritto da euro08.noblogs.org per la versione cartacea dell’organo di informazione indipendente Senza soste.

«In medio stat virtus»,
suggeriva la scolastica medievale ispirandosi ad Aristotele. Una
locuzione che invita ad evitare gli eccessi e cercare una via di
mezzo. Un modo di affrontare le questioni che, nell’immaginario
comune, calza a pennello con l’agire ed il modo di porsi della
neutrale e sobria Svizzera.

Non sembrano invece essere state prese
mezze misure nell’ambito della sicurezza per quanto riguarda gli
Europei di calcio che si disputeranno a giugno proprio in Svizzera ed
Austria.

Repressione e tolleranza zero sono le
parole chiavi scelte per contenere i presunti tifosi violenti che
giungeranno in Svizzera per seguire Euro08.

E questi proclami non sono rimasti
tali, ma si sono tramutati in un piano d’azione degno di un paese
pronto alla guerra!

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Campiunat da fotball dal domilavott

Una "perla" dialettale pubblicata sul Giornale del Popolo (quotidiano della curia) di qualche giorno fa.

Campiunat da fotball dal domilavott

Da sti temp ma che "ball",
ghé mia ‘n dì che i ta lava mia ul cervell
cun sti campunat,
sicürament i soldi i vegn bütat via a palat
pulizia, agent, "elicotteri", aviazion
tütt par la sicürezza dala pupulazion,
indi stadi, par strada, la circulazion,
mama mia che cunfüsion,
ul tütt par vedé a dach pesciat an balon!
Sa capisum più, s!um disurientà
dala realtà süm aluntanà!?
I veri problemi i vegn dismentigà!
Chi denti indi camp spurtiv, chi setagiò, dananz al televisur
sicürament i lassa da part pensé e "dulür"
i riflett mia che cun tütt sti spes
sa podaress iüta gent che riva mia tirà la fin dal mes!

Marco Nessi, Caslano

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20.05.2008 – SwissinfoBlog – Chi vincerà l’Euro: Nike, Adidas o Puma?

La competizione di Euro 2008 non si svolge solo sul piano sportivo. È in gioco anche una grande battaglia tra i fabbricanti di articoli sportivi: l”azienda americana Nike, la tedesca Adidas e la francese Puma si contendono il primo rango sul mercato mondiale del calcio. Continue reading

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Un po’ di resistenza culturale, qualcosa da leggere sul calcio per chi non ama il calcio.

Soriano Osvaldo, Ribelli, sognatori e fuggitivi, Manifestolibri, Roma, 1991
Lo scrittore argentino, nato nel 43, compone in questo libro "un’enciclopedia portatile" dei suoi miti favoriti (calcistici e non) addizionati da una serie di articoli scritti per il quotidiano "Il manifesto" sui mondiali di calcio del 1986. Non si parla solo di calcio, ma di tutto quello che ci sta attorno: emigrazione italiana, dittatura, militari, ricchezza, cinema e poverta.

Galeano Eduardo, Splendori e miserie del gioco del calcio, Sperling e Kupfer Editori, Milano, 1997
Più volte citato in questo blog, Galeando in questo libro, ripercorre la sua esistenza da buon Uruguaiano strettamente legata al calcio. Non essendo in grado di esprimere "con i piedi" la sua passione (si definisce "il peggior scarpone mai comparso nei campetti del suo paese) lo fa con le parole. Lo fa con un rigore (sic!) quasi tassonomico, lemma dopo lemma, attraverso una lunga serie di microcapitoli, sviscera i vari aspetti meno conosciuti e più controversi del gioco del calcio (le miserie), senza però rinnegare il suo personale e smisurato amore per questo gioco: "come spiegherebbe a un bambino cos’é la felicità? – Non glielo spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare".

Soriano Osvaldo, Futbol – Storie di calcio, Einaudi,Torino, 1998
Ancora sul calcio in 19 racconti intrecciati con le vicende di un’argentina vista dal’esilio in Europa dell’autore. Le due faccie del calcio, quello dei campetti poveri dei ragazzini in Patagonia e quello perfetto e miliardario del  Maradona. "- Di che cosa parla il libro? Di calcio? – No. Parla dei goal che uno si perde nella vita. – Ho capito. Portami all’ombra, ragazzo, che ti racconto quella del portiere senza mani."

Soriano Osvaldo, pensare con i piedi, Einaudi, Torino, 1995
La recensione è tratta da qui: In questa raccolta di racconti lo scrittore argentino ripercorre tre fasi importanti della sua vita: l’infanzia con l’affermarsi del peronismo; alcuni squarci sulla storia passata e più recente dell’Argentina; il calcio, sua grande passione. Prende così forma un mondo popolato di personaggi immaginari e reali, dove accanto a storie veramente accadute, si dipanano scene surreali come nel caso di un rigore, il più lungo del mondo, che i portieri delle due squadre decidono di far durare ventiquattr’ore: un tempo in cui succede di tutto. Gli anni di Evita e di Peron, le avventure e le stelle del calcio argentino, pezzi curiosi della storia del suo Paese.

Avete qualcos’altro da consigliare? Accettiamo volentieri proposte e recensioni!

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