Serata speciale e ricca di contenuti quella tenutasi ieri sera a Locarno. Un momento da non perdere per chi, di questi tempi, desidera sentire qualcosa di originale, assennato e con un po’ di senso critico rispetto al mondo dello sport.
Come da programma, è stata una lotta fra Davide e Golia, «Nella parte di Golia, il mostruoso, devastante, onnipresente, multimilionario campionato europeo di calcio.»
:: Uno
Si inizia attorno alle 18’00 nella bella sala con i soffitti affrescati della biblioteca cantonale di Locarno. È Giancarlo Dionisio, giornalista sportivo della RTSI ad aprire la serata portando una riflessione sui compensi che i media pagano alle leghe o ai club sportivi per accaparrarsi i diritti di trasmissione degli eventi calcistici, in particolare fa notare la contraddizione in atto nel nostro paese in cui due aziende parastatali (la SRG SSR Idée Suisse vs. la Bluewin Tv di Swisscom) sono in diretta concorrenza, aumentando quindi l’afflusso di denaro pubblico nelle casse dello sportbiz. Anche se le cifre non sono ancora a livello della realtà italiana, la pericolosa tendenza è questa.
Anche il mercato di futuri campioni dal terzo mondo, sottratti per pochi soldi alle famiglie di origine con promesse di fama e gloria trova spazio in sala. È evidente che per uno che ce la fa sono moltissimi i fallimenti, ragazzi giovanissimi estirpati dalla loro terra di origine, non abbastanza talentuosi per diventare campioni, abbandonati nelle periferie delle città europee. Si parla di doping e di condizionamento psicologico, qualche scivolone ideologico sulla questione dell’hooliganismo, per arrivare invece a quella che è a tutti gli effetti la "Magia e la Malia" che il calcio continua nonostante tutto ad esercitare.
Dionisio confessa di non interessarsi più alla vittoria o alla sconfitta di una squadra, per lui si tratta oramai di lavoro da svolgere, senza eccessivo coinvolgimento emotivo. Ha comunque una certa sensibilità per il "bel gioco" e per il fascino del calcio di un tempo, piacere ad affrontare l’argomento anche da un punto di vista più riflessivo dimostrato dalla cospicua bibliografia consigliata (alcuni volumi sono quelli proposti anche su questo blog 1 e 2) che conclude il suo intervento. Una dozzina i presenti.
:: Due
Sul palco del Teatro Paravento ha luogo la seconda parte di questa serata, qualche curioso in più trova posto nella sala.
I Vent Negru attaccano con una particolarissima versione del "Te Deum" di Marc-Antoine Charpentier, conosciuta soprattutto come sigla dell’Eurovisione (2) che da il via ad una turbinante lettura di alcune fra le più belle parabole di Eduardo Galeano, veicolate dalla squillante voce di Miguel Ángel Cienfuegos con la sua superba inflessione latinoamericana.Fra un racconto e l’altro i Vent Negru si inseriscono con pezzi suonati con cornamusa, fisarmoniche, chitarra e clarinetto.
:: Tre
Il teatro è quasi pieno per l’ultimo monologo scritto da Ferruccio Cainero e interpretato dalla talentuosa Alessandra Arlotti (nella foto qui da parte). Ci vuole "forza e coraggio" per percorrere insieme alla bionda protagonista la vita di tre generazioni di donne venditrici ambulanti negli stadi nella migliore tradizione delle saghe sudamericane. Birra e panini per soddisfare la fame e la sete di milioni di tifosi che hanno continuato a seguire, anno dopo anno, scandalo dopo scandalo le gesta quasi epiche delle squadre di calcio.
Tre generazioni di donne si raccontano, nella loro vita dedita al lavoro fuori dallo stadio (ma anche al suo interno, fino a quando le paranoie securitarie non hanno scacciato gli ambulanti dagli spalti) che si intreccia con le vicende della quotidianità della protagonista. Il desiderio materno, di avere un figlio-campione che trasforma il pargolo in una botte per le troppe "merende de campione" e "bibite energetizzanti" ingollate. Il coraggio necessario ad affrontare i tifosi agitati che la portano a colpire ad ombrellate, "per errore" naturalmente, un poliziotto. Il matrimonio con un barboso-stereotipato-antisportivo-intellettuale che odia il calcio ma che, alla fine, risulta essere un valoroso eroe che cade in battaglia per salvare la sua famiglia. La meschinità dei "talent scaut" che cercano di sottrarre alla protagonista quanto di più prezioso una madre può avere.
In più di un’ora di monologo, ottimamente sostenuto, si montano e si smontano le principali remore nei confronti del calcio, si confutano e si smentiscono, e poi si riconfermano i cavalli di battaglia di chi questo gioco non lo può proprio sopportare. Fra le parole dell’attrice, abbondanza di momenti emozionanti, da brivido sulla schiena. Uno spettacolo radicale e militante che non risparmia dure riflessioni sulla nostra realtà a volte rassegnata e disincantata "una volta sognavo un mondo migliore per tutti, oggi sogno un mondo migliore per me".
:: Epilogo
Davvero una bella serata, una boccata di ossigeno in questo asfissiante maggio in attesa dei campionati. Peccato per la scarsa partecipazione, a dir tanto una quarantina i presenti. A pochi passi dal teatro, in piazza grande a Locarno, gli operai di una grande ditta stavano erigendo l‘UBS Arena migliaia i posti disponibili, le folle non si faranno attendere. Torniamo all’inizio di questo post, forse la metafora di Davide e Golia non è così fuori luogo.
I pochi posti di un teatrino cittadino che resiste, contro gli spalti in alluminio delle arene sponsorizzate. Una proposta intelligente contro l’idiozia calcistica. Qualche volantino contro mesi di battage pubblicitario. Cultura contro culturismo. Democrazia e partecipazione contro prepotenza e limitazione delle libertà. Valorizzazione delle differenze contro appiattimento. Riscoperta di piaceri locali contro globalizzazione. Buffet etnico contro cocacola. Decrescita contro consumismo. Davide contro Golia.